IL GRUPPO HERA PER RIPENSARE LO SVILUPPO
La parte, mai come oggi, è per il tutto. Non è la definizione di una figura retorica, ma il senso che attori pubblici e privati devono dare al proprio operato per inscriverlo nell’orizzonte del Pianeta, i cui equilibri dipendono dall’azione di tutti. La stessa economia circolare non è più pensabile in termini di pura gestione dei rifiuti e deve abbracciare un plesso integrato di questioni, che comprende l’ecodesign nella progettazione dei prodotti, il mantenimento delle risorse in uso e la rigenerazione del capitale naturale. Questi alcuni dei temi principali emersi dal convegno “L’ecosistema e la sua unitarietà: una sfida per il futuro sostenibile”, tenutosi presso la sede bolognese del Gruppo Hera. Organizzato in occasione della Settimana Europea per lo Sviluppo Sostenibile, l’evento ha visto la partecipazione del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che ha portato la testimonianza di un territorio forte di esperienze amministrative vocate alla sostenibilità. A questo si sono aggiunti i contributi di personalità di rilievo internazionale provenienti dal mondo delle istituzioni, dell’impresa e dell’università. Un appuntamento importante, insomma, all’interno del quale la multiutility ha inoltre illustrato i principali contenuti del proprio bilancio di sostenibilità, completamente rinnovato, i cui indicatori economici, sociali e ambientali risultano ancora una volta in costante miglioramento e consentono di guardare con fiducia alle prospettive future.
Fra gli ospiti del convegno, è intervenuto anche il prof. Jeffrey Sachs, della Columbia University, che ha avuto un ruolo importante nell’elaborazione dei Sustainable Developments Goals individuati dall’Agenda ONU al 2030, verso i quali lo stesso Gruppo Hera già da tempo ha orientato il proprio impegno sul fronte della sostenibilità. Nel proprio bilancio di sostenibilità, infatti, la multiutility rendiconta il valore condiviso, cioè la quota di margine operativo lordo derivante da attività che generano margini operativi per l’azienda e rispondono anche a 10 dei 17 obiettivi di sostenibilità indicati nell’Agenda Globale. Tale quota, in aumento del 10% rispetto al 2016, si è attestata nel 2017 a 329 milioni di euro (1/3 del Mol complessivo) e l’obiettivo è portarla al 40% del Mol per il 2021, contribuendo così sempre di più ai bisogni del territorio servito e alle sfide per il cambiamento. Ingenti, peraltro, gli investimenti già stanziati, che nel solo 2017 hanno contribuito allo sviluppo del valore condiviso per 200 milioni di euro, dunque in misura pari al 41% del totale. Fra gli interventi principali si segnala la realizzazione a Sant’Agata Bolognese di un importante impianto per la produzione di biometano dalla frazione organica dei rifiuti. A questo si aggiungono lo sviluppo del riciclo dei rifiuti attraverso le società Aliplast e Waste Recycling, altrettanto fondamentali in una logica di compiuta attuazione dell’economia circolare. Completano il quadro il potenziamento del servizio di depurazione delle acque reflue, la digitalizzazione dei servizi in ottica utility 4.0 e, infine, gli investimenti in innovazione per rendere le reti sempre più smart.
“Le riflessioni proposte nel convegno di oggi – afferma Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo del Gruppo Hera – ci dicono che i temi della sostenibilità stanno diventando un patrimonio acquisito del mondo economico e finanziario, e questo può solo confortare soggetti come Hera, che con largo anticipo vi ha scommesso da sempre, contribuendo a conferire a tali temi quella concretezza che nel corso degli anni ha saputo essere di esempio anche per altri”.
“Gli attuali cambiamenti climatici – afferma Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera – ci consegnano una sfida non più rimandabile, che interroga in modo particolare le multiutility e la loro capacità di operare trasversalmente per favorire e innescare processi virtuosi, nei quali un importante momento di confronto come quello odierno si inserisce più che opportunamente. D’altra parte, la necessità di cambiamenti radicali deve coniugarsi a una transizione progressiva, che non pregiudichi condizioni irrinunciabili di benessere sociale. Per Hera – prosegue Venier – questo vuol dire tante cose: da un lato significa lavorare non soltanto per le comunità, ma più ancora per accreditare un modello che ne preveda il coinvolgimento attivo, secondo un approccio che chiami in causa singoli cittadini, aziende e pubblica amministrazione. Dall’altro lato significa anche superare il tema della pura ricaduta ambientale delle nostre attività, guardando piuttosto a un cambiamento complessivo dei modelli di business”.