Covid-19: Chimar e quell’assicurazione che “speriamo di non usare”

“Siamo aperti, anche se avremmo chiuso molto volentieri. Non c’è interesse economico, anzi perdiamo denaro a tenere aperto in forma ridotta. Ma lavoriamo per il biomedicale e l’alimentare, due settori fondamentali che devono proseguire anche in questo momento. E noi facciamo la nostra parte”. Giovanni Arletti e il figlio Marco dirigono Chimar, l’azienda di logistica di Limidi di Soliera (a una manciata di chilometri da Carpi) con una ventina di centri sparsi nel nord Italia.

Chimar, oltre ad aver implementato da subito tutte le misure di sicurezza disposte dai decreti e ad aver cercato di capire i rischi per mettere in campo misure migliorative rispetto a quelle obbligatorie, ha agito sullo smart working (per una quindicina di dipendenti), ha diminuito le presenze (riducendole di circa il 40%) e in più, come racconta Marco: “abbiamo deciso di dare a tutti i nostri dipendenti una assicurazione con coperture e garanzie ulteriori nel caso in cui qualcuno si dovesse contagiare col Covid 19. Ci auguriamo davvero che nessuno debba utilizzarla, ma abbiamo deciso di mettere in campo questa iniziativa per dare ai nostri dipendenti una forma di sostegno eventuale in più”.

“Le persone sono straordinarie – rimarca il padre Giovanni – in produzione i lavoratori hanno fatto un manifesto per dare speranza scrivendolo in tutte le lingue delle persone che lavorano da noi”.

Il futuro è incerto e servirebbe, come spiega Giovanni “un Piano Marshall, interventi molto pesanti a favore delle imprese iniezioni molto importanti a fondo perduto. Anche le aziende che vanno bene saranno messe in difficoltà da quelle che non pagano. Ogni crisi seleziona molto il mercato e questo sarà un passaggio molto duro – conclude l’imprenditore -. Dobbiamo dare alle persone il coraggio che non abbiamo neanche noi, speriamo di poter tenere la luce accesa quando tutto sarà finito”.